Settembre è tornato e l’autunno sta arrivando.
Sapete cosa significa?
Inizia la stagione della raccolta dell’uva!
Devo dire che è sempre il momento giusto per gustare un buon bicchiere di vino a tavola con gli amici e nella nostra riviera abbiamo l’imbarazzo della scelta.
Pigato, Rossese, Vermentino questi sono alcuni nomi dei pregiati vini che si producono nella Riviera di Ponente.
Mi ha sempre affascinato il momento della raccolta, quando l’acino succoso dell’uva giunge alla giusta maturazione e arriva il momento della raccolta.
Solitamente questo accade tra settembre, ottobre e novembre: la sveglia al mattino suona nelle primissime ore e i contadini cominciano a tagliare i grappoli con apposite forbici, sistemandoli in ceste, per poi procedere alla pigiatura.
Ho un ricordo di bambino, che è rimasto impresso nel mio cuore, quando la pigiatura veniva fatta ancora con i piedi nudi.
La frenesia che provavo l’attimo prima di immergere i miei piedini sopra questi rotondi e succosi frutti, era tantissima.
Sembrava quasi un delicato massaggio sotto la pianta dei piedi e ciascun acino si spaccava allo spostare del mio peso; il rumore un po’ sordo che ne veniva fuori era emozionante, quasi una musica per le mie orecchie.
Ci muovevamo al ritmo di quella dolce melodia, e l’odore del succo che sprizzava dagli acini invadeva l’aria.
Ricordo che usavamo pantaloncini scuri, rigorosamente corti.
Era proibito per noi piccoli, assaggiare il risultato del nostro divertente lavoro, ma la gioia che provavamo nel saltellare scomposti, respirando a pieni polmoni, era già una grande gioia e nessuno si arrabbiava per “l’ingiusta” privazione.
Era libertà, una sensazione di libertà assoluta e l’odore che ci rimaneva addosso per giorni rimarcava questa sensazione.
Il flusso del mostro fresco colava rigoglioso dritto nei secchi ed il rumore pareva quello di una fonte.
Il nostro buffo danzare su palline succose, con il passare del tempo purtroppo finì.
Forse per il fatto che i nostri non erano più piccoli piedini ma ormai piedi di adulti o forse perché a danzare al nostro posto sono arrivate le macchine.
L’automatismo, sicuramente più veloce e pratico, mutò per sempre la musica della mia infanzia.
Ora, ogni volta che mi siedo a sorseggiare un buon bicchiere di vino, mi piace ascoltare il lieve rumore del tappo di sughero, che sguscia via dal collo della bottiglia.
Non perdo occasione di accostare il naso alla bottiglia e di annusare il delicato profumo che questo nettare emana.
Amo il vino, ma ogni volta che procedo con questo rituale, è per ritrovare la mia infanzia, la danza, la musica, il croccare degli acini sotto i piedi e l’infinita felicità del bambino che è dentro di me.
Dicono che la memoria olfattiva sia indubbiamente la più lunga e io posso testimoniare.
Quello che cerco in ogni sorso è il profumo il gusto e dentro la mia testa lo chiamo, il retrogusto lieve della mia memoria.